Gambero rosso: la storia del Montebore

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C’è un formaggio rarissimo riportato in vita da un giovane casaro. 

Matteo Grattone, classe 2000, è l’anima di Terre del Giarolo da quando, nel gennaio 2021, ha fatto ripartire la produzione in un caseificio fermo dal 2014. “Con l’aiuto fondamentale della mia famiglia ho rilevato l’attività della Cooperativa Vallenostra, che era fallita ma deteneva la ricetta originale del Montebore” spiega Matteo accogliendoci nel punto vendita aziendale a Ponte del Molino, frazione di Fabbrica Curone. Anche se la storia del Montebore risale a secoli addietro, la sua rinascita è molto recente. La leggenda vuole sia stato il solo formaggio servito a Tortona nel 1489 durante le nozze fra Isabella d’Aragona (studi recenti sostengono sia lei la Gioconda) e Gian Galeazzo Sforza, nipote di Ludovico il Moro, cerimoniere del banchetto niente di meno che Leonardo da Vinci. In anni più recenti, lo spopolamento delle valli appenniniche nel secondo dopoguerra rischiava di far perdere tutte le tradizioni, compresa quella di preparare un formaggio che prende il nome da un piccolo villaggio della Val Curone situato sullo spartiacque con le vicine valli del torrente Grue e del fiume Borbera. Sul finire del secolo scorso solo alcune vecchie signore mantenevano viva la tradizione casearia. Una di queste, Carolina Bracco, trasmise le sue conoscenze alla Cooperativa Vallenostra che, con l’aiuto delle condotte Slow Food locali, riesce a produrre alcune forme presentate a Cheese di Bra nel 1999. Attraverso la stampa internazionale, la storia del formaggio a forma di torta nuziale fa il giro del mondo e la seconda vita del Montebore ha, fra alti e bassi, inizio…

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